Abbiamo oggi in visita ufficiale il Presidente della Repubblica cilena Sebastián Piñera ed è per me un grande piacere accoglierlo qui anche nel ricordo di un mio viaggio, ancora abbastanza recente, in Cile.
Abbiamo discusso con il Presidente Piñera di tutto quello che unisce i nostri due Paesi, ed è veramente molto: tradizioni, affinità linguistiche, vicende storiche e relazioni economiche e culturali in pieno ulteriore sviluppo.
Questa mattina c'è stato anche il momento molto significativo della firma ed entrata in vigore di un accordo tra sei università cilene e sei università italiane per scambi e corsi di specializzazione che possono interessare questa nostra importante nazione amica.
Abbiamo parlato naturalmente delle relazioni che in molti campi già esistono tra Italia e Cile, come per esempio in campo energetico, e che vedono anche uno sviluppo notevole di investimenti italiani in questo Paese così dinamico. Il Cile è stato uno dei Paesi che hanno avuto più crescita negli ultimi tempi. Oggi il Presidente Piñera è impegnato in programmi di ulteriore liberalizzazione e qualificazione dello sviluppo economico e sociale in Cile, e sono convinto che anche gli incontri che ci saranno questo pomeriggio con il Presidente del Consiglio Berlusconi e con il governo italiano rappresenteranno uno nuova tappa nello sviluppo delle relazioni tra i nostri due Paesi.
Abbiamo parlato naturalmente, anche al di là delle singole situazioni nazionali, dei rapporti tra l'Europa e l'America Latina e di quello che in America Latina si profila in termini di ulteriore sviluppo di questa grande area che già si colloca tra le aree emergenti del XXI secolo.
In America Latina sono in corso dei tentativi e dei processi di integrazione regionale. Noi offriamo in qualche modo l'esperienza dell'Unione Europea, non come modello, ma come punto di riferimento, per vari aspetti, utile e proficuo.
Abbiamo ragionato anche delle celebrazioni del nostro centocinquantesimo anniversario e sappiamo che per impulso, in modo particolare della nostra rappresentanza diplomatica e culturale a Santiago, sono previste iniziative notevoli. Il Presidente Piñera ha voluto ricordare quanto sia profonda l'impronta che ha lasciato in Cile Giuseppe Garibaldi; e io stesso ho visto, nel corso della mia visita, in modo particolare a Valparaíso, quanto viva sia questa memoria, quanto viva sia questa tradizione.
Insomma, i nostri Paesi, i nostri popoli, i nostri governi sono e resteranno strettamente uniti e la visita del Presidente Piñera sicuramente lascerà una traccia molto significativa e proficua per un ulteriore sviluppo della nostra amicizia.
Domanda giornalista italiano
Ieri l'Unione Europea ha deciso di convocare un vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo sulla crisi in Nord-Africa e segnatamente sulla Libia, al centro del quale ci sarà presumibilmente la questione immigrati, sulla quale l'Italia ha già preannunciato l'adozione di un piano umanitario. Quali posizioni e quali azioni, Presidente Napolitano, si aspetta vengano decise dall'Europa, che purtroppo appare presentarsi divisa a questo appuntamento?
Presidente Napolitano
Per l'11 marzo era già previsto un vertice dei Capi di Governo della Zona Euro per discutere i problemi che saranno poi affrontati, qualche settimana dopo, in sede di Consiglio Europeo; per quel che ho compreso, al di là della riunione della Zona Euro, ci sarà anche, in via straordinaria, una riunione di tutti i Capi di Stato e di Governo dell'Unione, allo scopo di esaminare i vari aspetti della crisi determinatasi in Nord-Africa a séguito dei grandi movimenti di contestazione dei regimi esistenti in Tunisia, in Egitto e in Libia. L'Italia, come avete visto, è molto impegnata sul fronte umanitario - questo vale la pena di sottolinearlo - e non abbiamo, quindi, un atteggiamento difensivo e di semplice attesa rispetto alle incognite relative al grande flusso migratorio, ma ci facciamo carico in modo particolare anche di esigenze di carattere umanitario nei confronti della situazione che si sta determinando in quella parte dell'Africa.
Nello stesso tempo, noi siamo convinti di poter trovare piena intesa in sede europea sulla questione delle politiche verso la Libia; già c'è una coincidenza assoluta di vedute tra l'Italia e tutti gli altri Paesi, non solo dell'Unione Europea in quanto abbiamo dato il nostro pieno consenso anche alle deliberazioni che il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha preso. Siamo persuasi che, per quello che riguarda l'Unione Europea, essa debba accelerare il cammino verso una politica comune dell'immigrazione e dell'asilo. Naturalmente, questa politica comune è chiamata a fare le sue prove di fronte all'emergenza in Nord-Africa: in modo particolare in Tunisia e in Libia, non sappiamo con quali ipotesi, al momento non quantificabili, di afflusso di immigrati verso le sponde italiane. Soprattutto, l'Unione Europea deve avere una sua comune forte determinazione nel rilanciare la politica euro-mediterranea, perché non si tratta soltanto di accogliere persone che fuggono da quella parte dell'Africa, da quella sponda Sud del Mediterraneo, ma si tratta di dare una prospettiva di sviluppo a tutta l'area mediterranea, prospettiva che costituisce poi la risposta più importante anche per evitare non già flussi migratori normali - e necessari per l'Europa - verso i nostri Paesi, ma per evitare invece crisi precipitose, catastrofiche, che sarebbero molto difficilmente sostenibili.
Domanda giornalista cileno
Vorrei chiederLe, Presidente Napolitano, Lei come politico di lungo corso, non vede il fatto che il suo Paese di fronte agli occhi del mondo sia visto soprattutto sulla base di un tema che sta andando oltre l'ambito giudiziario: un tema che riguarda il Presidente del Consiglio Berlusconi, che questa sia la notizia, e non siano notizie le altre che riguardano un Paese come l'Italia?
Presidente Napolitano
Io naturalmente non posso dire agli organi di informazione di tutto il mondo quali notizie dovrebbero dare sull'Italia: c'è libertà di informazione e ciascuno si regola come crede. Io sottolineo la necessità che venga prospettata la realtà del nostro Paese, nei suoi sviluppi, nelle sue evoluzioni, anche nelle sue problematicità, nelle prove che quotidianamente supera. Noi siamo in una fase di uscita, sia pur faticosa, dalla crisi globale scoppiata nel 2008. C'è una ripresa in atto, abbiamo dato grandi prove di serietà nel tenere sotto controllo i conti pubblici nel nostro Paese; gravando sull'Italia già da decenni un pesante debito pubblico ne abbiamo evitato un'esplosione. Abbiamo mostrato capacità di vigilare, nel corso di lunghi anni, anche sui comportamenti del sistema bancario, ed abbiamo oggi un sistema bancario sano, che non ha richiesto salvataggi. Abbiamo un alto risparmio delle famiglie. Abbiamo anche una condizione delle imprese che non ha nulla a che vedere con la condizione debitoria dei sistemi d'impresa in altri Paesi, anche europei. Riteniamo che tutto questo dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte dei mezzi di informazione.
Domanda giornalista italiano
Un disoccupato su tre in Italia è giovane. Stanno arrivando anche moltissimi immigrati. Presidente Napolitano teme per la questione sociale nel nostro Paese?
Presidente Napolitano
Innanzitutto per quello che riguarda i moltissimi immigrati stiamo un po' ai fatti. Abbiamo avuto negli ultimi due anni, anche grazie ad accordi stabilitisi tra il governo italiano e i governi dei Paesi di origine del flusso migratorio, una riduzione soprattutto degli sbarchi di clandestini in Italia. Adesso c'è ovviamente una emergenza che non sappiamo ancora quali proporzioni potrà assumere e quali problemi ci porrà. Invece, sappiamo bene che è molto serio il problema della disoccupazione giovanile. Io me ne sono molto occupato - come qualcuno di voi ricorda - anche nel messaggio di fine d'anno che ho rivolto al Paese, mettendo fortemente l'accento precisamente sulla condizione giovanile e sulla carenza molto preoccupante di prospettive di lavoro per i giovani tra i 19 e i 35 anni. Tutto questo, d'altronde, risulta dalle rilevazioni statistiche ufficiali; e dobbiamo riuscire a trarne delle conseguenze per una azione efficace, sia attraverso politiche specifiche - di cui il governo si sta occupando, per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro - sia attraverso politiche generali di intensificazione del ritmo di crescita. Abbiamo una crescita dell'economia italiana che da troppi anni si mantiene ad un ritmo insoddisfacente. Dobbiamo mirare ad un ritmo di crescita più sostenuto e più continuativo. E per questo lavoriamo, d'altronde, in sede europea: per trovare risposte comuni che siano effettivamente risolutive ai fini di una nuova prospettiva di sviluppo dell'economia europea e, entro questo quadro, dell'economia italiana.
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