martes, 29 de marzo de 2011

CARTA DE DON ALBINO MISSERONI A PRESENZA.


Caro Padre Giuseppe, ho potuto leggere solo ora un’informazione apparsa sulla Presenza del 10 febbraio. (Credo che questa volta non si possa dare la colpa del ritardo alla posta ma alla confusione creata con il trasloco
della Dante Alighieri che ha dovuto lasciare la Casa d’Italia per i motivi che conosci).
L’indirizzo della nuova sede è: 5 Norte 217 - Viña del Mar, ma questa informazione già è apparsa su Presenza.
In questa sede inaugureremo il prossimo sabato 9 aprile, alle 12, le attività culturali di quest’anno.
Sarebbe per noi motivo di grande soddisfazione se ci volessi onorare quel giorno con la tua presenza.
Saremmo ben lieti di farti sapere che il volto culturale della Casa d’Italia, fin dal lontano 1968 (quando era Presidente la Dott.ssa Alma Mazzolà) lo rappresentò la Dante Alighieri.
Ma il motivo di questa mia è principalmente per correggere informazioni errate, che appaiono precisamente sulla Presenza di febbraio:
-Il ristorante Geraldine non è stato l’ultima funzione che la Casa d’Italia ha ricoperto;
-La Casa d’Italia non è proprietà del Consolato d’Italia;
-La comunità italiana residente sa che la “Casa d’Italia” non sarà più la Casa d’Italia.
-Dirai, caro padre Giuseppe, che tu queste informazioni non te le sei potute sognare. E hai ragione. Dopo tutto questo appartiene al passato, quello che importa ora è il futuro. E per questo non c’è tanto bisogno
di parole quanto di lavoro.
Tanti cari saluti Albino Misseroni
Presidente
Comitato di Valparaiso

Caro Albino,
mi dispiace di tanti errori divulgati ...in buona fede.
Mi sono limitato a tradurre (e credo di avere interpretato benino i testi) un articolo che mi fu mandato illo tempore. Mi sono attenuto alla serietà dell'autore e di chi me lo ha mandato.... Comunque ho messo in agenda il 9 aprile....se non sarò occupato per motivi pastorali sarò lì a festeggiare.
Come sempre e con gioia un abbraccio, caro Albino.

viernes, 25 de marzo de 2011

EN CONMEMORACIÓN DE LOS 150 AÑOS DE LA UNIDAD DE ITALIA, ALBINO MISSERONI.



El Circolo Professionisti di Origine Italiana invita a la conferencia
 "EN CONMEMORACIÓN DE LOS 150 AÑOS DE LA UNIDAD DE ITALIA, ALBINO MISSERONI.".
Se dictará este sábado 26 de Marzo a las 13:00 hrs. en las nuevas dependencias de la Asociación Cultural "Dante Alighieri" ubicadas en 5 Norte 217 - Viña del Mar.
Los esperamos.

SPORTIVA HACE UN LLAMADO A JUGADORES PARA CAMPEONATO DE SEGUNDA.



El equipo de la Segunda es un grupo formado por:

- jugadores Sub-20 que por motivos de horario académico no pueden entrenar regularmente con su categoría o con Honor,
- jugadores mayores de 20 años que no lograron en su momento pertenecer al plantel de Honor y de una u otra manera quieren seguir perteneciendo al club entrenando y jugando, y
- jugadores sobre los 30 años que siguen con ganas de entrenar y moverse un poco.

Hace más de 5 años se formó un excelente grupo de personas que se reune un par de veces a la semana a jugar, entrenar, divertirse y, cuando lo amerita, defender los colores del club en que hemos participado por años.

A pesar que en Valparaíso no hemos podido levantar la copa desde el 2003, el año pasado logramos el vicecampeonato en el campeonato de Segunda en Viña del Mar, cayendo apretadamente en un campeonato al que fuimos invitados.

El equipo comenzará sus entrenamientos este viernes 11 de Marzo a las 21 hrs. en el Gimnasio Antonio Valenzuela, ubicado al interior del Stadio Italiano. El otro horario de entrenamiento será los sábados a las 16 hrs.


Este año, el entrenador será Ricardo "Pelao" Valdés, quién hasta el año pasado era el entrenador de la división Honor. Como jugador, Valdés fue seleccionado chileno juvenil. Defendiendo a Sportiva, fue campeón de Chile en 1978 y de Dimayor en 1980 y 1982, lo cual lo ha hecho convertirse en uno de los jugadores históricos del club.


La base del equipo 2010 fue:
Anton Escobar, Carlos Chavez, Edgardo Montoya, Ennio Gnecco, Felipe Fonseca, Felipe Torres, Francisco Lillo, Gonzalo Zapata, Hector Mascareño, Jean Paul Debeuf, Luis Varela, Mauro Torres, Patricio Salas y Sebastián Lillo.

Cada año se integra o reintegra gente ligada al club, y este año esperamos que también sea así. Esperamos que se motiven. La idea es solamente mantener el estado físico y practicar básquetbol.

Los esperamos!!! Contacto: por acá, o al mail sportiva.i@gmail.com

RESULTADOS VII CAMPEONATO INTERNACIONAL DE BOCHAS "ORLANDO ANSALDO".


El fin de semana del 19 y 20 de marzo se llevó a cabo el del VII CAMPEONATO INTERNACIONAL DE BOCHAS, COPA ORLANDO ANSALDO 2011, organizado por el CLUB SOCIAL ITALO CHILENO DE LIMACHE recordando al Sr. ORLANDO ANSALDO VACCARI (QEPD) quien fuese un distinguido socio y entusiasta miembro del directorio.

El realce lo dieron las delegaciones extranjeras, invitadas desde ARGENTINA, y BRASIL, llevándose la copa los argentinos, a cargo de Jorge André.
El torneo se realizó en el bochódromo de la ciudad de Limache (costado Estadio Fiscal), el domingo 20 de Marzo del presente año.
Este torneo contó con un Campeonato de Tiro de Precisión, el día sábado 19. Categorías VARONES, DAMAS, SUB 23.

VII CAMPEONATO INTERNACIONAL DE BOCHAS
COPA ORLANDO ANSALDO 2011

Fecha: Domingo 20 de Marzo del 2011
Lugar: Bochódromo Club Italo Chileno de Limache ( Estadio Fiscal de Limache)
Estilo: Zerbín.
Modalidad: Parejas c/ 3 bochas por jugador.
Categoría: Libre.

RESULTADOS

RUEDA GANADORES:
1°L. Guillermo Montemerlo/Daniel Vitozzi - ARGENTINA
2°L. Rodolfo Gálvez/Luigi Monteverde - SPORTIVA CHILE
3°L. Nicolás Pretto/Rafael Randazzo - ARGENTINA
4° L. Aldo Bavestrello/Federico Maggiolo - HUMANITARIA SANTIAGO

RUEDA CONSUELO:
1° L. Volnei Branchi / Marco Nalin - BRASIL
2° L. Claudio Amayo/Felipe Falcon - Casa Italia Viña del Mar
3° L. Gabriela Espinoza/Alfredo Gutiérrez - SPORTING BOCHAS VIÑA DEL MAR
4° L. José Mori/Carlos Mori - CLUB ITALO CHILENO LIMACHE

Campeonato de Tiro de Precisión
Limache 19 Marzo 2011

CATEGORIA :DAMAS
1°L. Melissa Polito - SPORTIVA ITALIANA
2° L. Sabrina Polito - SPORTIVA ITALIANA
3° L. Gabriela Espinoza - SPORTING BOCHAS

CATEGORIA: VARONES SUB-23
1° L. Aldo Bavestrello - HUMANITARIA SANTIAGO
2° L. Nicolás Pretto - ARGENTINA
3° L. Daniel Vitozzi - ARGENTINA

CATEGORÍA: VARONES
1° L. Daniel Catilao - SPORTIVA ITALIANA
2° L. Rodolfo Gálvez - SPORTIVA ITALIANA
3° L. Guillermo Montemerlo - ARGENTINA

ALUMNA DESTACADA EN CURSO "ITALIANO PARA NIÑOS" EN ITALO-CHILENO DE LIMACHE.


La señorita Constanza Mori Rojas, 14 años, completó el ciclo de lecciones de italiano desarrollado en la sede del club, con el objetivo de entregar elementos básicos de pronunciación y gramática complementados con actividades de dibujo, canto, collage, etc.-

La joven estudiante de 2° año medio cumplió las exigencias de las 10 clases del ciclo y demostró lo aprendido con entusiasmo.
Esperamos seguir convocando a los niños de la colectividad para que aprendan italiano en la etapa en que están más receptivos para el contacto con otros idiomas.

miércoles, 23 de marzo de 2011

IN OCCASIONE DEL 17 MARZO, 150 ANNI DELL'UNITÁ D'ITALIA, PER EDUARDO MARZI.

In occasione del 17 marzo 2011 un piccolo collage di notizie che lo riguardano:

La festa dell’Unità d’Italia è cominciata il 7 gennaio con la presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Reggio Emilia, città del tricolore, e per questo bisogna ricordare gli origini: “Il 4 Ottobre 1796, la battaglia di Montechiarugolo diede nuovo impeto e risonanza ai moti rivoluzionari e alla città di Reggio Emilia, suscitando lo stupore di Napoleone. Alcuni fra gli insorti di Reggio Emilia presero contatto con Milano, Bologna e Ferrara, insorte a loro volta e liberate, e con la stessa Modena. Le quattro città liberate dell'Emilia decidevano di riunirsi a congresso per sanzionare la novità della situazione. A Reggio le novità si vivevano con fervore. La municipalità Cispadana entrava in carica il 31 Ottobre e nella seduta del 7 Gennaio 1797 i suoi delegati decretano "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso". Nasce così il tricolore come vessillo nazionale. Una prima versione della bandiera, vede i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro troviamo il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Le lettere R e C poste ai lati sono le iniziali di Repubblica Cispadana. Il Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, nella seduta dell'11 Maggio 1798, decreta che "La Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all'asta, la prossima all'asta verde, la successiva bianca, la terza rossa. L'asta è similmente ricolorata a spirale, colla punta bianca".

Il 18 Febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 Marzo viene proclamata la costituzione del Regno d' Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei Savoia, orlato d'azzurro e sormontato dalla corona reale.”.
Da oggi e per sei giorni l’Italia dovrà ricordare di avere 150 anni. Concerti, spettacoli teatrali, maratone, illuminazioni, fuochi artificiali e lectio magistralis: da questa sera tutto lo Stivale celebrerà con il Tricolore lo Stato unitario. Le attività principali si svolgeranno a Roma, la giornata del Presidente della Repubblica sarà fitta di impegni: oltre ai monumenti istituzionali le celebrazioni interesseranno i luoghi simbolo del Risorgimento nella Capitale. Il primo impegno sarà all’Altare della Patria, poi al Pantheon per deporre una corona d’alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia. Subito dopo Napolitano si recherà al Gianicolo dove scoprirà la statua equestre restaurata di Anita Garibaldi e deporrà una corona a quella dell’Eroe dei due Mondi. Nel pomeriggio, nell’Aula di Montecitorio, il Capo dello Stato terrà il suo discorso ufficiale davanti alle Camere riunite, alle 15,50 saluterà il Paese dinnanzi alle telecamere di Raiuno e in serata, al Teatro dell’Opera, assisterà al “Nabucco” di Verdi diretto da Riccardo Muti (diretta su Raitre). Maggiori informazioni al link:
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2011/03/16/474710-questa_notte.shtml#ixzz1Gl8W0sqz
Anche se non vorrei, bisogna raccontare che tutti questi mesi c’è stata polemica per gli atteggiamenti contrari all’Unità da parte dei rappresentanti Leghisti, che ha avuto il suo fulcro ieri a Milano quando, mentre suonava l'inno di Mameli come imposto da una legge per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia, che solo il Carroccio non ha votato, i consiglieri leghisti della Lombardia se ne vanno dall'assemblea al Pirellone. Una decisione ampiamente annunciata, del resto: in aula, della Lega, era presente solo il presidente Davide Boni, che ha assicurato la sua presenza per il ruolo istituzionale. Tutti gli altri leghisti, fra cui gli assessori e Renzo Bossi, sono rimasti alla bouvette a prendere un caffé e a fare colazione.

A Bologna, delle attività che sono in programma, voglio segnalare quella che si svolgerà alla Cineteca con la proiezione di quattro film, Pinocchio di Luigi Comencini (1972), Senso di Luchino Visconti (1954), Roma città aperta di Roberto Rosselini (1945) e Il Caimano di Nanni Moretti (2006), programma speciale che si include nel ciclo annuale nominato “150 anni d’Italia, Da Garibaldi al Caimano: come il cinema ha raccontato l’Italia. Luci e ombre della storia nella sala buia”, che ha visto passare a gennaio il Risorgimento; febbraio, Un nuovo secolo e la Prima Guerra; marzo, Il Fascismo; e continua in aprile con la Seconda Guerra; maggio, La Transizione; luglio e settembre, Il Boom; ottobre, Gli anni della protesta, e novembre e dicembre, Da Berlinguer al Caimano.

martes, 22 de marzo de 2011

NICOLA GIACOMINO, RIPOSA IN PACE.

En homenaje a Nicolino, su imagen estará presente para siempre en los corazones de los vecinos de los Cerros Concepción y Alegre y de cuanto turista tuvo la ocasión de conocerlo.
Les dejamos esta nota escrita por Jan Puerta el año 2009.

Nicola, nació en el sur de Italia. Creció al ritmo de la tarantela, entre panderetas y castañuelas. Una música bailable para que los jóvenes, y no tan jóvenes enamorados danzaran y cantaran sus amoríos. Vivió poco en Italia, ya que a los 13 años por indicación expresa de su abuelo salió de su pueblo natal a recorrer el mundo en persona…
Su abuelo, cariñosamente lo llamaba Nicolino…
.- Nicolino, escucha con atención…
Y este consejo que vino a continuación, a pesar de su corta edad, fue el revulsivo que hizo de su vida una pasión y de esta, una vocación…
.- ¡Tienes que viajar! Sal de aquí. Viaja por el mundo. ¡Recorre Europa! ¡América! ¡Viaja Nicolino!
El abuelo le ponía énfasis a todas sus palabras. Pero en esta ocasión le habló casi susurrando…
.- Y cuando regreses, aunque no sepas casi nada… podrás saber cosas de todo del mundo. Así tus viejos profesores que tanto dicen saber sin haberse movido nunca del pueblo tendrán que escucharte lo que les cuentes. Y sabes ¿porque tendrán que escucharte?
.- ¿Porque abuelo?
.- Por que tu habrás estado en sitios, lugares, rincones… habrás conocido personajes y habrás vivido lo que ellos… ¡solo han leído en libros!
Nicolino, tiene unos pequeños ojos vivarachos. Se le iluminan constantemente. Hace una pequeña pausa y adivino una lagrima que disimula rápidamente al pensar en su abuelo. Y sin pensárselo dos veces, empieza a cantarme una tarantela con su voz desgarrada por sus casi noventa años.
.- Mi abuelo era analfabeto. No sabía leer ni escribir. Ay mi abuelo… la de cosas que sabía de la vida.
Le gustan los proverbios orientales y me recita entre medio de nuestra conversación algunos de ellos sobre la superación de la persona. Me habla de sus inicios en chile, de sus primeros trabajos y del cómo esa sangre comerciante, que corre por sus venas… y las casualidades que tiene la vida, a pesar de que estas no existan como tales, le hicieron empezar a vender los desechos del algodón que nadie quería, para terminar teniendo uno de los mejores establecimientos de sastrería en esta vieja ciudad porteña que tan bien lo acogió.
Me cuenta su historia con mucha calma. Con sonrisas intermedias donde me demuestra su picardía y la habilidad que tenía en una época donde todo era difícil. El primer traje que hizo para un compatriota suyo. Habla y habla y las horas pasan sin darnos cuenta.
Dos veces nos hemos encontrado y en las dos ocasiones, su vida me ha parecido una historia tan fascinante que me sabe a poco lo contado. Así que espero poder seguir sentándome a su lado, cerrar los ojos y dejarme trasportar al ritmo de una alegre tarantela hasta donde mi imaginación me permita llegar. Cualquier día de estos, antes de finalizar este año, seguiremos hablando de Nicola.

Esta primera parte, es un adelanto de las vivencias de un emigrante del sur de Italia. Salió con 13 años y regreso a Italia, de viaje después de más de cincuenta. Sus viejos profesores nunca salieron del pueblo. 

viernes, 18 de marzo de 2011

LUIGI AMEDEO DI SAVOIA-AOSTA, EL PRINCIPE ACOSADO.



Al mando de un barco de guerra italiano recaló en el puerto un noble aventurero, hijo y nieto de reyes, Luis Amadeo de Saboya, cuya presencia enloqueció a la “socialité” criolla de comienzos del siglo 20. Tras conocer los peligros del Polo Norte y de las altas cumbres, debió afrontar, estoicamente, las andanadas gastronómicas de nuestro país e incluso sortear más de un anzuelo sentimental.

La “socialité” nacional sacó del fondo de sus baúles las mejores galas, tenidas, joyas, vajillas, mantelería, en fin, todo aquello que diera prueba de que en este rincón del mundo también florecía el buen gusto y hasta la cultura.

Y esa febril búsqueda de pruebas materiales y quizás de títulos de nobleza, que se vendían a buen precio en España, se justificaba plenamente pues visitaría el país nada menos que el príncipe Luis Amadeo de Saboya, duque de los Abruzos.

Su Alteza Real, así había que llamarlo, era hijo de Amadeo de Saboya, rey de España entre 1871 y 1873, monarca curiosamente elegido por votación parlamentaria que cumplió un caótico mandato, y nieto de Víctor Manuel Segundo, quien fuera rey de Italia.

Así, este príncipe que derrochaba sangre azul mereció la atención oficial del Gobierno y también de numerosas familias con hijas que -la peor diligencia es la que no se hace- podrían atraer su atención.



BUENMOZO Y AVENTURERO
Nacido en 1873 en España durante el breve reinado de su padre, Luis Amadeo era mucho más que un acaparador de títulos y blasones. Era todo un personaje de esas novelas de aventuras de Julio Verne o Emilio Salgari que apasionaban en esos tiempos.

Era un aventurero en el buen sentido de la palabra que hasta sufrió las penas del amor. Explorador y montañista, escaló importantes cumbres a fines del siglo XIX y en 1899 dirigió la primera expedición al Polo Norte, incursión que le costó la amputación de tres dedos congelados de su mano izquierda.

A la leyenda que rodeaba sus orígenes y su vida, que se desarrolló en Italia, tierra de su padre, se sumaba un atractivo físico que hacía suspirar a las damas de la “belle époque”.

Este personaje llegó a Valparaíso el jueves 10 de marzo de 1904 al mando del crucero “Liguria”, de la Armada Real Italiana.



AGRESIONES SOCIALES
Si el príncipe había sobrevivido a sus arriesgadas expediciones, aquí en Chile debió sobrevivir a una serie de “agresiones sociales”: manifestaciones, bailes, banquetes, discursos interminables, brindis por los más diversos motivos, homenajes y visitas protocolares.

Pero el hombre se supo someter a los sacrificios propios de su fama.

Al día siguiente de su llegada viajó en un tren especial hasta la viña del ministro del Interior Rafael Errázuriz Urmeneta, en Panquehue. El convoy, compuesto por un coche salón y otros carros para la comitiva, se detuvo en Quillota, donde Luis Amadeo de Saboya probó las chirimoyas que, como corresponde a un visitante bien educado, encontró deliciosas.

En la estación de destino esperaban al príncipe y acompañantes elegantes carrozas descubiertas, “a la Dumont”, cada una tirada por cuatro caballos. Estos coches, fabricados en Francia, se usaron por años en las más importantes ceremonias oficiales.

El programa contemplaba un recorrido por la viña y un prolongado almuerzo en la casa patronal. Informa El Mercurio:

-“La mesa, adornada con flores y frutas, la cubría una riquísimo mantel de hilo blanco que perteneció a Napoleón III y que el señor Maximiano Errázuriz compró hace algunos años en París. Tanto el mantel como las servilletas tienen estampados la inicial del emperador y la corona imperial”.

Dicen los mal hablados que en Francia de fines del siglo XIX había una verdadera industria de souvenirs reales que como un rito religioso adquirían acaudalados sudamericanos que visitaban Europa. Sobre nuestras aficiones parisinas da cuenta en detalle Edwards Bello. La mantelería napoleónica, que jamás había cubierto las mesas de Napoleón III, se vendía por decenas. Pero sigamos con la información periodística:

-“En el almuerzo se hizo un verdadero derroche de lujo y de magnificencia. Los vinos de la hacienda de la cosecha de 1886 fueron saboreados por los visitantes quienes no pudieron menos que felicitar al señor Errázuriz Urmeneta por los progresos alcanzados por la industria vitivinícola”.

¿Buena educación nuevamente?
nomía:
-“Los paseantes encontraron en la biblioteca de Panquehue tantas curiosidades. En el escritorio del dueño de casa pudieron examinar un valiosísimo cuadro de Murillo. En el salón de billar hay una colección de retratos y pinturas que los viajeros no cesan de ensalzar”

Y luego del paréntesis cultural el príncipe y comitiva visitaron las bodegas de la viña donde deben haber tomado un aperitivo pues a las seis y media de la tarde se sirvió la comida.



SIGUE LA BATALLA
El sábado, ya repuesto el príncipe de la exploración a Panquehue, debió concurrir a un banquete en la sala de recepciones de la Escuela Naval, ofrecido por el director general de la Armada, almirante Luis Uribe. Las invitaciones con borde dorado indicaban que la tenida era de “gran etiqueta”.

En la mesa, en forma de U, en medio de flores y frutas estaban diseminados unos “globitos”, dice la información periodística. Estos “globitos” eran ampolletas instaladas por los electricistas de la Armada, lo más avanzado en decoración tecnológica para un acto social de esa categoría, en tiempos de iluminación con velas y, en el mejor de los casos, de luces de gas. Vinos, champaña y un “menú espléndido”, relata la revista ilustrada porteña “Sucesos”. Tras los últimos brindis, Luis Amadeo de Saboya se levantó presuroso, pues tenía otro compromiso, la solemne distribución de premios del Cuerpo de Bomberos de Valparaíso, a la cual había sido invitado por la compañía italiana “Cristóforo Colombo”.



LA BANDERA
Los más entusiastas con la visita del Príncipe, duque de los Abruzos, región montañosa del centro de Italia, eran los italianos residentes en Valparaíso.

Las damas de la colonia entregaron al ilustre visitante una bandera para el “Liguria”, el barco que comandaba. La ceremonia se efectuó a bordo de la nave “acto que revistió una solemnidad tal, que habrá necesariamente de dejar imperdurable recuerdo en el ánimo de cuantos tuvieron ocasión de presenciarla”, dice una información de prensa.

A la entrega del estandarte se sumó una gran recepción en el Círculo Italiano “una de las más brillantes de que haya disfrutado en este puerto el real visitante. El baile, en el que tomaron parte varias conocidas damas chilenas, resultó espléndido”, informa “Sucesos”.



EN LA MONEDA
Las andanadas gastronómicas contra el príncipe navegante continuaron en La Moneda, en un banquete ofrecido por el Presidente de la República, Germán Riesco, obra de un cónclave de cocineros franceses radicados en el país, contratados por chilenos que en sus viajes a París se habían entusiasmado con la gastronomía gala.

El menú mismo estaba impreso en francés y era el siguiente:

-Aperitivo

-Mariscos a la parisién acompañados de jerez.

-Sopa Rachelle con crutones, acompañada de vino Chablis.

-Corvina Marechalais.

-Entrada fría servida con vino Chateau Lafitte 1879.

-Filete Rossini, con verduras en mantequilla y vinos Clos de Vougeot.

-Ensaladas con vinos Saint Marceaux.

-Postre, compuesto de bomba napolitana, bombones princesa y frutas. Café.

Para aromatizar el ambiente tras tantos vinos, cigarros puros Sublimes de Monterrey.

Y luego los brindis: Germán Riesco, el Presidente, dijo salud por el rey de Italia y por el príncipe visitante. Este, lógicamente, levantó su copa por el Presidente y por el pueblo chileno.

Una semana duró la visita. El crucero que comandaba zarpó de Valparaíso el sábado 17 de julio de 1904 con destino a Callao, donde, sin duda, esperaban al aventurero del frío Polo Norte y de las blancas cumbres, nuevos embates propios de la “belle époque” sudamericana que enloquecía por la sangre azul y los títulos de nobleza, pese a nuestra condición republicana.



PRINCIPE AL TIMÓN
La Armada Real confió al príncipe Luis Amadeo de Saboya el mando del crucero “Liguria” para una importante gira internacional destinada a marcar la presencia italiana en el mundo. Se reconocía así su espíritu pionero. Tenía sólo 27 años y ya había ganado fama por su viaje al Polo Norte y sus hazañas como montañista que marcarían toda su vida.

La nave, construida en los astilleros Ansaldo, de 80 metros de eslora, 12 de manga y cinco de puntal, desplazaba dos mil 281 toneladas. Sus máquinas daban un andar de 18 millas. Tenía 257 tripulantes.

Llegó a ser comandante en jefe de la flota italiana del Adriático en la Primera Guerra Mundial, donde participó en varias batallas. El gran amor de su vida fue la norteamericana Katherine Elkins, rechazada por su real familia. Finalmente fue a esconder sus penas del corazón en Somalia, donde encontró el consuelo en una nativa. Allí murió en 1933. Considerado uno de los más famosos exploradores de su tiempo, relató sus experiencias en libros y conferencias.

Por Julio Hurtado
El Mercurio de Valparaíso
Domingo 3 de agosto de 2008

FAMILIA MAZZINO VALLE, LA FUERZA DEL TRABAJO.


El primero que llegó a Chile fue su hermano Juan Mazzino Valle. Venía del pequeño pueblo de Scogorno, provincia de Génova. Su horizonte, probar suerte por estas latitudes, autoexiliado de su patria ante los horrores provocados por la II Guerra Mundial. Corría 1949.

Egidio, siete años menor, permaneció en Italia con sus padres Stefano y María Luisa y Carlota Yolanda, su hermana mayor. Ya en Chile, Juan ancló en Santiago para trabajar con un primo también extranjero que llevaba varios años afincado en estas tierras. Por un tiempo la capital se transformó en punto de partida para compenetrarse con la nueva cultura que lo recibía y a la que iría conociendo con el paso del tiempo. Pero los designios cambiaron y había otro destino.

Después de tres años emigró a Valparaíso con serias intenciones de independizarse para lo que compró un negocio en el pasaje Quillota, que ya no existe, donde con un socio temporal inauguró dos bares, "Roma y "Alpino".

LARGA TRAVESÍA
Nueve años después de su arribo a Chile, en 1958, y tras la muerte de don Stefano, Egidio Mazzino Valle desembarcó también en este puerto; su hermano lo mandó llamar. Dejó atrás sus estudios y su trabajo en talabartería a lo que no se dedicaría nunca jamás. También quedaron en la otra lejana orilla su mamá y su hermana, y dolorosos episodios post guerra en los que la escasez abundaba. Eran tiempos difíciles, pero Egidio con estoicismo aprendió a contentarse con lo que había, lección de vida que después le ayudaría a convertirse en próspero y reconocido empresario gastronómico.

La travesía de 31 días en barco que emprendió desde la lejana Europa a sus jóvenes 17 años, cuando poco le faltaba para la mayoría de edad, la tiene latente en su memoria. Primero el Mediterráneo, de Génova a España, Portugal y de ahí al Atlántico hasta tocar continente americano. Venezuela, Curazao, Colombia, el Canal de Panamá, de nuevo Colombia, pero esta vez en puerto sobre el Pacífico; Ecuador y Perú hasta pisar suelo chileno. Primero Arica, de ahí Antofagasta y finalmente el ansiado Valparaíso.

Dispuesto a emprender las tareas que su hermano le tenía destinadas, se vinculó de inmediato a los negocios de Juan. El ambiente de los bares poco le gustaba, pero el espíritu de trabajo y el empeño por salir adelante eran superiores.

SOCIOS INSEPARABLES
Desde ese tiempo Juan y Egidio se convirtieron en socios inseparables. Todas las iniciativas las compartían y ambos le ponían el empeño suficiente a fin de que la decisión de haber dejado atrás a su patria y a su familia querida, tuviera realmente un profundo sentido. Como buenos inmigrantes, el trabajo era su pasaporte para asentarse en tierras lejanas y no echar tanto de menos a los que habían quedado lejos.

Después de años lidiando con los bares Juan decidió arriesgarse con una pastelería. La llamó "Moderna" y estaba en plena plazuela Ecuador. Egidio se hizo cargo, y ahí se sentía más a gusto que en los locales nocturnos. Después, en el año 60, se entusiasmaron con comprar la fuente de soda "Marco Polo" de Pedro Montt, cerca de la avenida Francia.

En ese entonces, el local era la cuarta parte de lo que es hoy. Los hermanos se dedicaron por completo al lugar al punto que hoy es uno de los restoranes, si se quiere, patrimoniales de Valparaíso. El alma, la vida y el tesón de los Mazzino Valle le impregnaron al lugar que no sólo se hizo conocido por las delicias italianas, todas elaboradas y producidas por ellos. Spaguettis, lasagna, canellonis, gnoquis, panzottis y pizzas comparten la carta con carnes, pescados y mariscos, sandwiches y platos caseros, si se quiere también para llevar.



CRECE LA FAMILIA
El entusiasmo puesto por ambos se materializó en diversas ampliaciones al restorán de las que los frecuentes parroquianos asiduos al lugar fueron también testigos y que, obviamente celebraban a la par; esto hacía que Egidio pasara gran parte de su tiempo en el local lo que le permitió conocer a Mónica Saieg, hija de un inmigrante árabe que tenía un negocio de confección y venta de ropa justo al frente.

Pololearon un año y se casaron en 1968. Al año y meses nació su primer hijo, Giorgio, que estudió arquitectura y hoy uno de los grandes pilares de su padre en el negocio de la gastronomía, especialmente desde hace seis años, cuando falleció Juan. También su hija Daniela, ingeniera en marketing, colabora con su papá. Solo Alessandra, ingeniero agrónomo, no ha optado por este rubro. Igual con Giorgio, Egidio comparte la profesión de arquitecto; con él formaron una empresa inmobiliaria, con la que se dedican a hacer locales comerciales.

38 años de matrimonio cumplieron Egidio y Mónica. Ella, como buena dueña de casa, se dedicó su vida a cuidar de la familia y aunque guarda algunas costumbres árabes que de vez en cuando sugiere en la mesa, son más las tradiciones italianas las que prevalecen en el seno familiar.



DE VISITA EN CASA
Aunque nunca se vinculó estrechamente con la colonia italiana, Egidio educó a sus hijos en la Scuola de Valparaíso y siempre participó en forma activa en las actividades del colegio. Conservando aún con fuerza el acento italiano mantiene el idioma como lengua "oficial" en su casa y, de la misma manera se ha preocupado de llevar a su descendencia a conocer los recónditos lugares donde nació.

Ocho veces ha visitado Italia, las callecillas de Scogorno las ha recorrido con hijos y algunos de sus cuatro nietos, siendo testigo del paso del tiempo que en quince años transformó a su pueblo natal en una ciudad con ganas de prosperidad.

DE OCIO EN OLMUÉ
Aunque alguna vez se sintió atraído por Santiago, Valparaíso terminó por cautivarlo definitivamente y de aquí no se piensa mover, ni siquiera para abrir una sucursal de su restorán. Esa ya sería tarea para sus hijos si ellos quieren porque Egidio aspira a jubilar a lo menos en un par de años y así poder disfrutar a concho la parcela que tiene en Olmué adonde corre a relajarse, apreciar las bondades del campo y obviar a ratos el tráfago del negocio al que va todos los días y nunca cierra, a excepción del primero de enero. De vacaciones las prefiere en los meses de junio o julio, siempre y cuando tenga la certeza que el establecimiento sigue funcionando con todas las de la ley.

VOLVER A GéNOVA
No descarta la posibilidad de volver a visitar Génova el próximo año, aunque ya no sería lo mismo porque su mamá, María Luisa, murió el 2005. Varias veces su progenitora vino a verlo a Chile y se encantaba con la vida que sus hijos y sus nietos llevaban acá pero nunca transó su lugar de origen.

En Italia permanecen su hermana, algunos primos y varios sobrinos. Sin duda, la tierra llama.

Por Fernanda García
El Mercurio de Valparaíso.
Martes 26 de diciembre de 2006

LA HISTORIA DE LA FAMILIA CAIMI, PIONEROS DEL CERRO CASTILLO.


A comienzos del siglo pasado, el joven Giuseppe Caimi vino a América en busca de nuevos horizontes. La situación en su patria no daba para más; había perdido a su padre y tenía que velar por su madre y sus hermanos. Llegó a Buenos Aires pero no le gustó y cruzó la cordillera a lomo de mula. Se instaló en el cerro Castillo. Nunca más se fue.


Acomienzos del siglo pasado, las cosas no estaban bien para la familia de Giuseppe Caimi, oriunda de Olgiate Olona. Su padre había fallecido y los conflictos políticos y militares del tiempo de unificación de Italia habían quebrado la economía, con su secuela de escasez, pobreza y hambre.

Tras meditar largamente en busca de una solución, el joven se despidió del molino familiar que era fuente del sustento de los suyos; del río Olona, que le dio el nombre al pueblo, y de las hermosas montañas de la región lombarda, para emprender la mayor aventura de su vida: hacer la América.

No llegó a Chile, sino a Buenos Aires, y se integró a una familia italiana ante la cual estaba recomendado. Se dedicó a trabajar en el comercio y no le fue mal, pero por más que trató, nunca pudo acostumbrarse en la capital trasandina.

Hasta que un día conoció a unos milaneses que regresaban a Argentina después de haber trabajado en Chile, país del cual le hablaron con entusiasmo. Giuseppe no necesitó oír más para preparar viaje a Mendoza. Todavía no existía el Trasandino ni otra ruta que no fuera la senda de las mulas, y así fue como este emprendedor, voluntarioso y sacrificado inmigrante atravesó la gigantesca cordillera de Los Andes.

Hasta el día de hoy sus descendientes no entienden por qué se radicó en el cerro Castillo, pues en esa época, 1904, el corazón comercial de Chile latía en Valparaíso. En cualquier caso, fue uno de los vecinos pioneros de ese tranquilo barrio viñamarino, donde más temprano que tarde instaló el almacén "La Flor de Italia", en Balmaceda con Prat.

EN BUSCA DE BIANCA
Para entonces, la nostalgia de la novia lejana se le volvió insostenible. Resuelto y decidido, Giuseppe abordó la embarcación que lo llevaría a reencontrarse con la patria y el amor. El 12 de noviembre de 1914, la joven Bianca Croci se convertía en su mujer.

La pareja no regresó sola, ya que el jefe de familia trajo consigo a Chile a sus dos hermanos, María y Antonio, como también a su prima Giovanna, quienes se instalaron en Viña del Mar.

La familia Caimi Croci empezó a crecer en 1915 con la llegada de Olga, su primera hija, a quien siguieron sus hermanos Italo, en 1919; Aldo, en 1920, y Héctor, en 1922.

Todos eran pequeños cuando se incendió "La Flor de Italia". De un momento a otro, don Giuseppe vio convertirse en cenizas el fruto de casi dos décadas de duro trabajo y esfuerzo para brindar a los suyos un buen pasar.

Pero la perseverancia y el empuje de un emprendedor que ha cruzado la cordillera a lomo de mula para concretar sus sueños, renació con nuevos bríos. No pasó mucho tiempo antes de que la familia inaugurara el Emporio Nacional, en la misma calle y en el mismo barrio, Balmaceda con República.

LOS VERDES AÑOS
Los hermanos Caimi Croci pasaron en el cerro Castillo la mejor de las infancias. No sólo iban a la cercana Caleta Abarca, paseaban en burro cuando este singular transporte llevaba leña a su casa y hacían méritos para que les dieran permiso para ir al cine Rialto. También escapaban de la vigilancia materna cuando los grandes temporales sacaban de su curso al Marga Marga y había boteros que trasladaban a la gente.

"Lo pasábamos muy bien y teníamos un lote de amigos", cuenta con alegría retrospectiva el industrial Italo Caimi Croci, quien nunca olvidará el estreno de la película "Tarzán, el hombre mono", con Johnny Weissmuller, que él y sus hermanos presenciaron de pie, con regocijado asombro, en el repleto Rialto.

Pero no todo era divertirse. Los niños tenían que ayudar en el negocio y no era raro verlos repartiendo mercadería en canastos. La modernidad llegó junto con las bicicletas.

Los hermanos estudiaron en el colegio Salesiano, que impartía hasta tercero de humanidades, y terminaron la secundaria en el liceo. Italo y Héctor siguieron ingeniería civil química en la Universidad Católica de Valparaíso; Olga no pudo estudiar pedagogía como hubiera querido, porque era impresentable que una joven de su época viviera sola en Santiago; y Aldo continuó con el negocio de su padre, en el mismo cerro Castillo, donde instituyó la conocida quema de Judas y fue un vecino respetado y muy querido, hasta el punto que centenares de personas que desbordaron la iglesia del barrio lo despidieron en sus exequias, en el año 2004.

OTRA VEZ EL FUEGO
Italo Caimi se recibió en 1943 y sus primeros trabajos, siempre en forma independiente, estuvieron vinculados al rubro textil, de donde derivó a la fábrica de cuero sintético actualmente instalada en Casablanca, que ya traspasó a sus hijos y de la cual se ha ido retirando calmadamente, aunque mantiene el cargo de presidente del directorio.

Casado el 11 de enero de 1948 con Alicia Solari, la pareja tuvo cinco hijos: Italo, ingeniero civil industrial; Teresina, profesora de Música; José, odontológo; Virgilio, ingeniero civil bioquímico, y Renzo, ingeniero civil mecánico. Todos ellos le han dado 19 nietos y un bisnieto de pocos meses, que vino al mundo en Estados Unidos.

Increíblemente, a él le ocurrió con su fábrica lo mismo que a su padre con "La Flor de Italia" en los años 20. Se incendió completamente. Estaba instalada en 3 Oriente con 13 Norte, así es que toda la familia vio desde su casa de 10 Norte cómo las llamas destruían la industria, en octubre de 1973.

"Teníamos unos cuarenta trabajadores. Al día siguiente, en medio de los escombros, yo les dije que había dos posibilidades. Nos hundíamos todos o cambiábamos temporalmente las herramientas por palas y carretillas y reconstruíamos la fábrica. Nos demoramos seis meses", recuerda emocionado por la enorme responsabilidad con que sus empleados asumieron este desafío.

Perseverante y emprendedor como su padre, Italo no ha dudado en incursionar en otras áreas, como el arte. Un día se preguntó cómo sería pintar, y su esposa le consiguió hasta un taller para que fuera a clases. Cuatro años estuvo estudiando pintura y en varias navidades los regalos para sus hijos fueron cuadros de su autoría.

Claro que también ha tenido que sufrir grandes dolores, como la muerte de su esposa, en 1996, cuando estaban muy cerca de cumplir cincuenta años de matrimonio. Fue un golpe devastador que lo obligó a recurrir a todas sus fuerzas para seguir adelante, pero cuyas huellas están ahí, todavía.

Un recuerdo tan querido e indeleble como el ejemplo de su padre, el joven italiano que fundó en la lejana Viña del Mar una estirpe de hombres y mujeres profundamente comprometidos con el destino de su ciudad y de su país.

Por Rosa Zamora
El Mercurio de Valparaíso
Domingo 3 de junio de 2007

FAMILIA FORNO BISSI, LA VOCACIÓN DE EMPRENDER.


Pedro Forno Macchiavello llegó a Valparaíso en 1903 y legó a sus descendientes su genético talento para los negocios. Dos generaciones después, operan una exitosa compañía de transporte.
En la acogedora hermosura de la provincia de Génova, a mediados del siglo XIX, cuatro varones Forno se unieron con cuatro muchachas Macchiavello y un hombre de esta última estirpe se casó con una joven de la primera. Es el origen de una familia con numerosas ramas y profunda raigambre en esta zona.

De ese tronco procede Pedro Forno Macchiavello, nacido en 1888 en la hoy turística localidad de Santa Margherita di Ligure, bañada por las aguas del Mediterráneo y destino ideal para unas vacaciones soñadas.

A fines del siglo antepasado la realidad era harto menos glamorosa para esta familia con 15 hijos, de los cuales 13 sobrevivieron. Pedro era uno de ellos. Cuando tenía sólo 15 años escuchó aquello de hacerse la América y se embarcó para conquistar un mejor destino.

Seguramente tuvo que soportar uno de los largos y sacrificados viajes transoceánicos de la época. Pero tras desembarcar debió enfrentar uno todavía más duro, porque para llegar al puerto chileno parecido a su Génova natal que estaba al otro lado de la cordillera tuvo que atravesar en mula el frío y escarpado cordón montañoso.

Llegó sin novedad a su destino. Un Puerto donde a fuerza de tesón y coraje iba a forjar para los suyos una vida cómoda, tranquila y sin sobresaltos. Era 1903 y Valparaíso latía con la intensidad del gran emporio comercial del Pacífico que todavía no pasaba por la prueba del catastrófico terremoto que lo devastaría tres años después. Tampoco por la construcción del Canal de Panamá.



LA AVENTURA DE SURGIR
No tenía un peso, pero sí juventud, salud, ingenio y un espíritu de trabajo a toda prueba. No era poco. Se empleó primero en uno de los clásicos y enormes emporios italianos que poblaban el plan de la ciudad, en el sector de Condell con la subida Ecuador.

Ordenado y ahorrativo, pronto pudo independizarse y junto a su amigo José Figari instaló un negocio en el cerro Los Placeres. Pero su espíritu inquieto lo impulsó a concretar nuevas iniciativas.

Se fue a Teno. Más que por los negocios -allá tuvo panadería y hornos para hacer carbón- este traslado fue providencial por otra razón: allá conoció a quien sería la compañera de su vida, Luisa Italia Bissi Tassara, obviamente descendiente de italianos, quien además había nacido en Valparaíso.

La pareja se casó en Santiago en 1923. Allá recibió a su primer hijo, Luis. Pero el padre comenzó a sentirse cautivado por la idea de volver a Italia; dejó su nuevo negocio -que tenía 14 empleados- en manos de un socio y emprendió con su pequeña familia el viaje al país con forma de bota.

En 1925, en Santa Margherita di Ligure, construyó una auténtica villa que bautizó con su apellido. Pedro y Luisa Italia recibieron allá a una nueva integrante de la familia, Olga. Pero el encargado chileno del negocio desistió de seguir al mando y así se los hizo saber a la distancia. Los Forno Bissi, entonces, dijeron adiós a su reluciente villa italiana digna de postal y emprendieron la travesía de vuelta a Chile. Esta vez para siempre.



DE SANTIAGO A LIMACHE
Mientras tanto la familia crecía y crecía. En el Santiago de los años 30 nació el tercer Forno Bissi, Silvio, pero el padre no se quedaba quieto en su segunda patria.

Pronto hicieron las maletas y se trasladaron a Limache, donde Pedro incursionó en el rubro vitivinícola y compró la quinta Villa Baghatelle, con tres piscinas y árboles tan antiguos y frondosos que parecían de leyenda, como recuerda nítidamente su hija Olga, que fue dueña del legendario Café Hesperia de Valparaíso.

Los hermanos Luis, Olga y Silvio, educados en la Scuola Italiana al igual que los más pequeños, tenían toda la quinta para ellos. Y una nueva guagua llegó a la familia, Edda. Había espacio para muchos niños.

El espíritu inquieto del jefe de familia no daba respiro y en ese tiempo también pasaron por Villa Alemana y Quilpué. En esa época nació el benjamín, Renato, luego de lo cual los Forno se trasladaron al barrio Almendral de Valparaíso, donde el padre instaló una enorme bodega de vinos en sociedad con su hermano Luis.

Pero el destino interrumpió bruscamente la intensa actividad del empresario. El 17 de febrero de 1954 murió a causa de un infarto. Su hijo menor tenía sólo 17 años, aunque todos sus hermanos habían formado sus propias familias.



NUEVAS GENERACIONES
Renato Pedro Forno Bissi siguió viviendo con su madre y cuando todavía era menor de edad se interesó por el transporte. Compró su primer bus y lo incorporó a la popular línea 15 que cubría el servicio entre Viña del Mar y Valparaíso. Más tarde incursionó también en el transporte de carga.

A esas alturas ya había conocido a Raquel Cambón Otuna, descendiente de francés y española, y educada en las Monjas Francesas. Era la época en que los inocentes pololeos comenzaban cuando los grupos de muchachas y muchachos daban una y otra vuelta para mirarse en la Plaza Victoria, costumbre que Pedro Forno denominaba con itálica simpatía “la trilla”.

Renato y Raquel iniciaron un noviazgo que los llevó al altar el 22 de noviembre de 1959. Se casaron lógicamente en San Juan Bosco, la parroquia donde se sellaban los principales hitos vitales de la colectividad italiana.

La pareja se instaló en los altos del Banco Italiano de Chacabuco con Uruguay. De su unión nacieron Maritza, Verónica, Renato y Renzo.

Al igual que su padre, Renato también cambió de rubro. Vendió los vehículos y compró la botillería “La Felicidad”, en el corazón de la avenida Francia. “Era un estupendo negocio”, dice Raquel, quien recuerda como si fuera hoy el frenético trajín que se vivía en el negocio las noches de Año Nuevo, y cómo los billetes desbordaban literalmente la caja registradora.



BUSES EMBLEMÁTICOS
Pero Renato vendió “La Felicidad” y regresó a su otra fuente de gran alegría: el transporte. Volvió a comprar buses, creó con otros fundadores la conocida línea “Sol del Pacífico”, de la que fue activo dirigente, y encabezó el desafío de construir el terminal de Playa Ancha.

Solía llevar al mayor de sus hijos varones -Renato- a la oficina, esperanzado en contagiarle el amor por el rubro, una de las pocas cosas que no consiguió. Tempranamente adquirió los emblemáticos Mercedes Benz de la época, que según los entendidos fueron los mejores motores y chasis para buses en Chile. Luego, en 1978, compró los primeros Pegaso que operaron en Valparaíso, aquellos enormes buses de color rojo y crema que daban estertóreos frenazos. Aprovechó para poner uno a nombre de sus cuatro hijos.

El empresario estaba enteramente dedicado a esta actividad cuando lo sorprendieron los primeros síntomas de la enfermedad que el 2 de febrero de 2006 lo separó para siempre de los suyos.

Renato, el niño al que no le gustaba el transporte, se había hecho cargo de la actividad de su progenitor mientras él estaba enfermo y ahora es el gerente de Transitalia, la compañía familiar que opera Euro-Express, con servicios de transporte de pasajeros entre Valparaíso, La Calera, Quillota, Olmué y La Dormida y su recordado y nostálgico Limache.

Raquel Cambón viuda de Forno, junto a Renzo y Renato, y a tres de sus seis nietos, integran la empresa que maneja 43 buses, en su gran mayoría propios, la cual traslada un promedio mensual de 250 mil pasajeros, y terminan de concretar una nueva inversión de material rodante por una millonaria suma. Un logro que a sus nonos -Pedro, Luisa Italia, Julio y Ana- les hubiera encantado celebrar.

LA TÍA OLGA
Una de las figuras más entretenidas y queribles de esta familia es Olga Forno Bissi, gran viajera y mujer de mundo que durante 20 años manejó con mano de hierro, junto a su fallecido esposo, Vladimiro Zanacchi, el conocido Café Hesperia ubicado junto a la plazoleta que hoy separa avenida Francia del Parque Italia. Enérgica y trabajadora, no dudó en incursionar ella misma en las masas, los adornos y los rellenos de tortas y pasteles cuando se les fue el maestro alemán que los secundaba. Era también una de las pocas mujeres que manejaba su propio auto, en el que solía lleva a la playa a sus sobrinos Forno Cambón, quienes la adoran.


LOS GAMBÓN OTUNA
Al igual que su marido, Raquel Cambón Otuna integra la primera generación chilena de su familia de origen francés e hispano, ya que su padre, Julio, emigró con sus progenitores cuando era muy niño. Aquí formó su hogar con Ana Otuna, descendiente de españoles, quien le dio cuatro hijos: Julio, Luis (ya fallecidos), Mónica y Raquel. Incursionó en prestigiosos y conocidos negocios de Valparaíso, como la Casa Cambón, y durante mucho tiempo fue el primer y único agente de Cemento Melón en el Puerto.

Por Rosa Zamora
El Mercurio de Valparaíso
Martes 5 de mayo de 2009

HISTORIA DE LA FAMILIA DONDERO, DE GÉNOVA CON TESÓN.

Pionero de la familia llegó a Valparaíso a los 17 años, cuando arreciaba el impacto de la Gran Depresión de 1930. Comenzó como ayudante de mostrador en el almacén de un compatriota, que después compró. Formó aquí una entrañable familia de donde proceden, entre otros, un general de Carabineros y el director de la sede Viña del Mar de la USM.

Tenía sólo 17 años cuando Adolfo Dondero Mercurio preparó sus pertenencias y con el pasaje de ida, cuya adquisición le había costado tantos meses de trabajo y de ahorro sacrificado, abordó el vapor "Orazio" en el bello golfo de Génova, para iniciar un fatigoso viaje rumbo al puerto de Valparaíso, que le demandaría 65 días.

Oriundo de Ferrada, se aventuraba al mar por la ruta segura que cuatro siglos antes, al servicio de la corona de Castilla, había hallado Cristóbal Colón -o Cristóforo Colombo-, el legendario navegante cuyo origen reivindican desde entonces para su tierra los genoveses de todas las generaciones.

Era 1931. Seis años antes había muerto su padre, Carlo Agostino, y dejado a su madre, Luiggia Mercurio, con una prole inquieta y numerosa: Serafín, Adolfo, Ernesto, Giussepina, Giulia y Gemma.

Los tiempos eran definitivamente malos en el campo, de donde los Dondero obtenían su sustento y optaron por una fórmula de uso común en esos tiempos: las mujeres se quedaban en el hogar y en las tierras familiares, bienes que conferían mejores posibilidades de concretar un buen matrimonio, y por lo menos uno de los hombres emigraba a conquistar el mundo, en este caso América.

Así ocurrió con Adolfo, el muchacho nacido en 1913, dos años antes de que Italia entrara a la Primera Guerra Mundial, y que ahora se alejaba de su patria en pleno apogeo del fascismo, cuyo conductor, Benito Mussolini, concretaría en los años siguientes la invasión de Etiopía y se acercaría a la Alemania hitleriana, para terminar sus días en 1945, frente al pelotón de fusilamiento.



EL ALMACÉN COLÓN
Pero a su llegada las cosas no andaban mejor porque la crisis mundial de los años 30 golpeaba duramente a nuestro país, hasta el punto que, según un informe de la Liga de las Naciones citado por "Memoria Chilena" de la Dirección de Bibliotecas, Archivos y Museos, Chile fue la nación más devastada por la Gran Depresión: "Las exportaciones de salitre y cobre se derrumbaron, provocando graves consecuencias sobre la economía interna, al caer los ingresos fiscales y disminuir las reservas. A mediados de 1931, la situación económica del país pareció tocar fondo, obligando a la suspensión del pago de su deuda externa por primera vez en la historia: un 16 de julio de 1931(…). La sociedad chilena se vio fuertemente sacudida por el impacto de la crisis. Miles de cesantes recorrieron las calles de ciudades y los campos; cientos de obreros salitreros volvieron sin esperanza y recursos desde el norte. En Santiago, el gobierno a través de los Comités de Ayuda a los Cesantes debió alimentar y albergar a miles de familias; las ollas comunes proliferaron en los barrios, y mucha gente terminó viviendo en cuevas en los cerros aledaños a la ciudad".

En medio de este clima llegaba Adolfo Dondero a trabajar de ayudante de mostrador en el almacén "Colón" del cerro Bellavista, de propiedad de su compatriota Ernesto de Barbieri, con quien se había contactado en forma previa.

Al joven le gustaba el deporte, pero sus esperanzas de verlo o practicarlo desaparecieron al enterarse de la envergadura de sus obligaciones. "El dueño le comunicó que en el negocio se trabajaba de lunes a domingo, desde las 6 de la mañana hasta la medianoche, pero que se tenía que levantar a las 5 para recibir el pan, aunque en su tiempo libre podía hacer lo que quisiera", cuenta Bruno Dondero, director de la sede Viña del Mar de la Universidad Técnica Federico Santa María, uno de los hijos del pionero.



LA FAMILIA REUNIDA
Duros años vivió el joven inmigrante, dedicado por completo a trabajar en el "Colón" y a juntar los ahorros que le permitirían independizarse.

La ocasión llegó cuando el dueño decidió volver a su patria y su ayudante de mostrador pudo cancelarle un pie por el negocio. "De Barbieri se fue y mi papá le siguió enviando la plata a Italia hasta que terminó de pagarle", complementa su hijo, aludiendo al admirable valor que tenía la palabra empeñada en esos tiempos, cuando en los almacenes se fiaba con libreta sin mediar contrato alguno; a los vecinos no se les habría ocurrido desconocer la deuda y, si así hubiera sido, los comerciantes tampoco los habrían embargado.

La adquisición del local le permitió iniciar su consolidación económica y no pasó mucho tiempo antes de que formara familia con una joven descendiente de italianos de Rapallo, a quien solía mira a hurtadillas desde su nuevo almacén "Garibaldi", cuando ella pasada muy compuesta en dirección a misa. Era Elena Lencioni, cuyos padres habían llegado a Valparaíso en barco, tal como su futuro yerno, y que se habían instalado en el cerro Yungay luego de que se incendiara el negocio que tenían en la avenida Los Placeres, cerca de la Universidad Santa María.

Se casaron febrero de 1943 en la iglesia Don Bosco de la avenida Argentina, siempre concurrida por la comunidad italiana porteña. Y comenzaron a llegar los hijos: Carlos, Enzo Gina, Bruno y Edda.

A estas alturas, también Adolfo había podido cumplir uno de los grandes anhelos de los inmigrantes de todas las épocas: traer a su familia, o por lo menos a una parte de ella, a compartir su suerte. Así llegó, a los 14 años, el 24 de octubre de 1937, su hermano Ernesto y al año siguiente lo hizo el mayor, Serafín, quien con el tiempo pudo tener su propio emporio en Santiago. Posteriormente vinieron su mamá y la hermana menor, Gemma, que después de vivir varios años en Chile volvieron a Italia.



CAMBIO DE RUMBOTras décadas de trabajo, don Adolfo optó por cambiar de rumbo, dejó el negocio a sus hermanos y se fue a vivir a Villa Alemana, donde construyó dos casas -una para su familia- y se dedicó a vender para la viña Canepa. En el negocio quedó su hermano Ernesto, quien se casó con Amelia Carrillo, unión de la cual nacieron Marta, docente de la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso; Amelia, directora del centro de Estudios y Asistencia Legislativa, CEAL-PUCV, y Gilda, profesora de Biología.

Pero justo cuando la familia había logrado una vida cómoda y un buen pasar, falleció su esposa Elena, a la temprana edad de 29 años, dejando a sus cinco hijos a medio criar; incluso los más pequeños todavía no entraban al colegio. Con una fortaleza forjada a fuerza de trabajo y sacrificio, declinó los ofrecimientos de ayuda de la familia de su esposa y se dispuso a asumir el timón de este nuevo buque. Tras ocho años de viudez, conoció a quien sería su segunda esposa, Wilma Gubernatis, con quien tuvo otros dos hijos, Rodolfo e Italo.

Herederos de la perseverancia y responsabilidad de su padre, Carlos llegó a ser general de Carabineros; Enzo, comerciante; Gina, funcionaria del Ministerio de Obras Públicas; Edda, dueña de casa, y Bruno ingresó en 1963 a la Escuela de Artes y Oficios de la Universidad Santa María, de donde nunca más se movió, ya que continuó en la carrera de ingeniería civil electrónica y luego en la docencia que ejerce hasta el día de hoy, cuando cumple su segundo periodo como director de la sede José Miguel Carrera por elección de sus pares, atento a la preparación del Sexto Encuentro entre Europa y Latinoamérica de Formación Profesional y Tecnológica, que se desarrollará el próximo año en nuestra región y del cual fue elegido presidente.

Don Adolfo, sin duda, puede sentirse satisfecho de sus logros. Llegó solo y sin recursos, y en Chile no sólo ha tenido una buena vida, sino una familia entrañable, que le ha dado 12 nietos y cuatro bisnietos, motivo de alegría para él cada vez que se juntan.

Rosa Zamora
El Mercurio de Valparaíso
Lunes 8 de octubre de 2007

FAMILIA CANESSA, DE LA TIERRA Y DEL MAR.

Descendiente de la familia Canessa, connotada estirpe de Rapallo dedicada a la agricultura, el joven Giovanni decidió venir a probar suerte, se embarcó en Génova y llegó a Valparaíso en 1904. Aquí pasó el terremoto de 1906 y prosperó en los negocios. Cuatro generaciones después, la rama formada por él y su hermano Blas supera los 200 descendientes.

Desde el tomate limachino hasta los primeros taxis de la plaza Sotomayor de Valparaíso llevan la marca de los Canessa. Esta frondosa familia italiana, considerada una de las fundadoras de Rapallo en el siglo X, tiene presencia en nuestra zona desde 1904, cuando el joven Giovanni desembarcó en Valparaíso.

Su huella la ha seguido porfiadamente uno de sus descendientes, Emilio Toro Canessa, quien se prepara para dar el examen de grado que debe habilitarlo como profesor de Historia en la Universidad de Viña del Mar. Su tesis se titula “El emporio como centro social del barrio”, investigación dedicada con admiración a sus antepasados, que busca desentrañar cómo fue que la colectividad italiana se integró tan fácilmente a la vida porteña, proceso que no puede comprenderse sin el cotidiano acercamiento que generaron los almacenes.

Giovanni Canessa Onice llegó solo y su primer trabajo fue muy distinto al de los campos, que constituía la actividad de su familia. Aquí se desempeñó en un emporio de propiedad de un compatriota ubicado al lado de la farmacia Knop, en el sector de la Plaza Echaurren, cuyo derrumbe presenció atónito en el terremoto de 1906.


LA VIDA LEJOS DE RAPALLO
Pero el empeño itálico era capaz de superar las más duras adversidades y Giovanni pronto instaló una fábrica de licores en la calle Bustamante, cerca de la Aduana, y adquirió propiedades en esa calle, Carampangue y Almirante Riveros.

Cuatro años después del devastador sismo, regresó a su tierra para casarse con su prima Elisa Balestra Canessa, con quien se embarcó de vuelta a Valparaíso. El matrimonio trajo en las bodegas del barco desde el molinillo de café hasta los usleros para los ravioles, y muy probablemente también el enorme comedor de nogal con extensión a palanca que todavía atesoran sus descendientes.

En la travesía acompañaron además a Giovanni sus hermanos José, Luis y Blas, junto a quien Giovanni por fin derivó a la agricultura en un predio de Limache. Ellos estuvieron entre quienes recibieron a Garibaldi y también entre los fundadores de la Sexta Compañía de Bomberos; además, Luis fue regidor y uno de los gestores de la iniciativa de bautizar con ese nombre al Parque Italia de Valparaíso.

Fue en la chacra “La Liguria”, en el sector de Lo Chaparro, donde los Canessa Onice observaron felices cómo se multiplicaban los tomates cuyas semillas genovesas habían traído consigo, al igual que los espárragos y las vides que no demoraron en entregar el vino. Los datos que ha reunido Emilio Toro Canessa apuntan a que este es el origen de los nunca bien ponderados tomates limachinos.

Mientras tanto, en Valparaíso crecía la familia. Giovanni y Elisa tuvieron siete hijos, tres de los cuales murieron a los pocos días de vida. Sobrevivieron Emilio, Rosa, Gino y Bruno.

Amante de las pastas italianas y de sus bien adererazadas salsas, al igual que sus hermanos y parientes, la salud no tardó en cobrarle la cuenta y el emprendedor Giovanni pereció a causa de un infarto en 1932. Era un personaje querido y respetado –en 1930 él y sus hermanos recibieron al embajador de Italia y amigo del rey en su campo-, como aparece en crónicas de la época. Lejos de su tierra, pero rodeada del cariño de sus hijos y de los objetos que tanto le recordaban su Rapallo natal, su esposa Elisa lo sobrevivió sólo cuatro años.

Los Canessa Balestra eran pequeños cuando quedaron huérfanos. Pero la hermana de su madre, María, había venido a vivir con ellos en 1919 y generosamente se hizo cargo de la crianza de los cuatro, con una devoción y una entrega que los descendientes valoran y agradecen hasta el día de hoy.

NUEVAS GENERACIONES
Bajo el cuidado de su tía María crecieron y estudiaron los cuatro hermanos hasta que iniciaron sus propias actividades.
Emilio se dedicó a la decoración de vitrinas en importantes tiendas porteñas; se casó con Ana Lagos y tuvo una sola hija, Eliana, que falleció a los 16 años. Rosa estudió taquigrafía y contrajo matrimonio con Jorge Carrasco, con quien tuvo dos hijas, Rosina y Marisol.

Bruno, quien junto a su hermano Gino operó los primeros taxis básicos porteños en el paradero de la plaza Sotomayor, se casó con Irma Salvo, descendiente de italiano y española, y fue padre de Nury y Bruno.

Gino, quien fue un reconocido bogador, se tituló de ingeniero mecánico en la primera promoción de la especialidad en la Universidad Santa María, se casó con Mercedes Ewoldt Gálvez, descendiente de alemán y española, con quien tuvo siete hijos: Gino, Ericka –recientemente fallecida-, Dina, Juan, Aldo, Lino y Edda.

Por su parte, Edda Canessa Ewoldt conoció en Valparaíso al oficial de Ejército Nelson Toro, con quien se casó y tiene cuatro hijos: Emilio, Edda, María Consuelo y Gustavo. El padre desciende de una antigua familia de colonos nacionales radicada en Lautaro, en la cual su antepasado Domingo Antonio fue muy querido e hijo ilustre. Interesado en los orígenes de su estirpe, Nelson investiga los nexos de su familia con Mateo de Toro y Zambrano.

Los hijos de Bruno e Irma, Nury y Bruno, son empresarios y tienen cinco y dos descendientes, respectivamente: Fabiola, Natalia, Giovanna, Rafaella y Bruno Canessa; y Nury, Rolando y Felipe Prince Canessa.

Hace poco se juntaron en Rapallo casi todos los parientes radicados en Europa y otros continentes, en la reunión familiar denominada “il casato dei Canessa”. Emilio Toro dice que según sus antecedentes concurrieron 160 familiares. Y calcula que sólo los descendientes de Giovanni y Blas en Chile son no menos de 220. Ellos conforman el fruto de cuatro perseverantes generaciones de Canessa que llevan, como sus bisabuelos, padres y abuelos, a Rapallo en el corazón.

LOS EWOLDT Y LA GUERRA
Oriundo de la zona de Schleswig-Holstein, Alemania, Augusto Ewoldt Haar era marino y vino embarcado por primera vez a Chile en 1910 a bordo del “Mossart”. El comienzo de la Primera Guerra lo sorprendió a bordo del “Priwall” en Taltal, donde la tripulación quedó arraigada. Allá se casó con Sara Gálvez, descendiente de españoles, con quien tuvo cinco hijos, entre ellos Mercedes Ewoldt Gálvez. Tras enviudar en el norte –donde fue dueño de dos minas-, se trasladó a Valparaíso, donde en 1938 contrajo matrimonio con Genoveva Rodríguez, de cuya unión nacieron cuatro hijos, y se desempeñó como administrador del fundo El Pajonal de los Rieguel.

En 1947 llegaron al altar Gino Canessa y Mercedes Ewoldt, pareja que tuvo siete descendientes, entre ellos Edda, quien comparte con su esposo Nelson y sus cuatro hijos una casona llena de recuerdos en Laguna Verde. Era el lugar preferido de Gino y Bruno, dos de los hijos del pionero Giovanni, para excursionar y cazar, como también lo fue de Rudy, Fred, Augusto y Klaus, los hijos mayores de Augusto Ewoldt, que además estudiaron en la Escuela Agrícola de Laguna Verde.

BLAS, LUIS Y JOSÉ
Casado en Italia con Justina Truffa, Blas Canessa Onice tuvo con ella cuatro hijos, Juana, Ana, Miguel y Albino. En 1922 trajo a toda su familia y en 1933 a su madre, con quien viajó a bordo del “Orazio”. Luego en Chile se casó con Amelia Saavedra, con quien tuvo a Norma –única integrante de la primera generación que aún vive y que fue al encuentro familiar en Rapallo-, Blas y Jorge. En cuanto a Luis, él tuvo una tienda de calzado y murió prematuramente en Playa Ancha, en 1928, en lo que la familia cree que fue un drama pasional. Jorge, en tanto, fundó el club Ítalo Chileno de Limache y falleció en los primeros años de 1950, en un accidente con su hijo.

Por Rosa Zamora
El Mercurio de Valparaíso.
Domingo 27 de julio de 2008

viernes, 4 de marzo de 2011

EVENTO A BENEFICIO DE EX ALUMNO DE LA SCUOLA, VIERNES 11 DE MARZO.


El Viernes 11 de Marzo a partir de las 22:00 en el Salón Rojo de la Piedra Feliz se realizará un Evento a Beneficio para ayudar a Claudio "Huevito" Martínez ex alumno generación 1984 que está con una complicada enfermedad.  La entrada tendrá un valor de $ 5.000 por persona y están a la venta en la Scuola Italian de Valparaíso y en la de Viña.
Se están recibiendo regalos para realizar un remate esa misma noche, para esto deben contactar a Teresa de la Cerda Paolinelli al mail: tdelacerda@gmail.com o al fono 95100446.

Apoyemos a Claudio !!!
Ex Alunni Scuola Italiana Valparaíso.

SCUOLA ITALIANA VALPARAÍSO RECIBE A NUEVOS APODERADOS.


El lunes 28 de febrero de 2011, a las 9:30 de la mañana, la Dirección, Coordinadoras de Ciclo, Profesores Jefes, Psicóloga y el CASIV dieron la bienvenida a las nuevas familias que integran la Scuola Italiana de Valparaíso, en el ya tradicional “Hito de Incorporación” o ceremonia de acogida que nuestra comunidad brinda con el objetivo de generar apego y pertenencia con la institución.
Esta cálida bienvenida se llevó a cabo en el casino, comenzando con la presentación de todos los asistentes que disfrutaron de un desayuno como complemento a la amena conversación. En esta instancia, los nuevos alumnos y sus apoderados pudieron expresar sus expectativas y las motivaciones que los hicieron optar por la Scuola, así como conocer a los profesores jefes que tendrán y a los integrantes del CASIV y su importante labor de representación del alumnado.
Posteriormente, los niños pequeños se quedaron realizando actividades con las maestras, mientras los apoderados (y los alumnos mayores) se dirigieron al salón para recibir la bienvenida oficial en palabras de la directora, Sra. Carla Mazza y presenciar un video, preparado por el Área de Formación en Valores, a modo de testimonio de lo que somos y hacemos como comunidad.
Finalmente, en un rito de incorporación, se les entregaron obsequios y se les dio así, formalmente, la bienvenida a la "nostra cara Scuola"... de la cual ya también forman parte...

INCONTRO DEI "SESSAREGO" IN CILE.


Da alcuni anni Luca Sessarego, giovane residente dell’omonimo paesino ligure, ha iniziato una appassionante ricerca dei discendenti degli emigranti della sua terra che vivono sparsi per il mondo. Ha fondato addirittura una Associazione, la “Sessarego nel mondo”.
Lo scopo principale è la organizzazione di un grande raduno mondiale di tutti i “Sessarego” che dovrebbe realizzarsi nella terra di origine che si effettuerà dal 10 al 14 giugno di quest’anno.
Sarà la prima volta che i discendenti di Sessarego si incontreranno e senz’altro sarà un momento profondamente emotivo fatto di ricordi e memoria che riassume qualche secolo di esperienze diverse di parenti sparsi per il mondo.
Anche gli abitati di Sessarego potranno godersi la novità di questo incontro rivedendo parenti forse mai conosciuti o solo sentiti nominare da nonni e genitori.
E’ sempre bello ritornare a rivivere il profumo delle proprie radici.
Per quanto riguarda il Cile, mercoledì 16 febbraio presso il Salone Italia della Parrocchia si è tenuta una prima riunione alla quale hanno partecipato 13 discendenti diretti di “Sessarego oltre ad alcuni rappresentanti dell’Associazione Ligure di Santiago, come il Presidente Rodolfo Baffico ed il Consigliere Claudio Massone.
Domenica 20 febbraio si è ripetuto l’incontro dei “Sessarego” di Valparaiso e Viña (foto) che si sono dati l’appuntamento presso la sede della Sesta Compagnia di Pompieri (Av. Independencia 2188).
A questa riunione hanno preso parte 11 discendenti diretti dei “Sessarego, oltre allo stesso Claudio Massone ed al Presidente dei Liguri di Valparaiso, Pio Borzone.

Claudio Massone.

ACTIVIDADES DEL MANDO ACTIVO DE LA SESTA.


La tercera semana de febrero, coincidente con nuestra semana de “Guardia” según el Rol de Despacho de Material Mayor vigente en nuestro Cuerpo, resultó especialmente provechosa para los voluntarios Sestinos; esto, por las dos academias llevadas a cabo por la Oficialidad Activa.

La primera de ellas, realizada el lunes 14 de febrero, junto con permitir la entrega de elementos de protección personal y herramientas de trabajo que fue posible adquirir con fondos provenientes de la Rifa Gigante 2010, fue la instancia en la que se explicó las características de los elementos adquiridos, entre los que destacan las llaves multiuso Res-Q-Rench, de la firma estadounidense Task Force Tips y que en una sola herramienta reúne las siguientes funciones: apriete / aflojamiento de uniones tipo Storz, corte de cinturón de seguridad, palanca para apertura de puertas y ventanas, punzón para ruptura de parabrisas y lunetas de vehículos y el corte de válvulas de paso de gas licuado.

Además se presentó y explicó el uso del termómetro digital marca ESI, modelo Pro Model, que permite realizar mediciones de temperatura a distancia y, de ese modo, encontrar en ambientes con desfavorable visibilidad focos de calor no visibles de un diámetro de 3 pulgadas a 3 pies de distancia, instrumento que se suma a una herramienta multipropósito tipo TNT de la firma W.S. Darley (que pasa a engrosar el material mayor de la Unidad Forestal “Chile” y de la que ya contamos con una en nuestra Unidad Estructural “Dott. Francesco Fadda Cocco”), dos pitones Protek modelo 369, con rango de desalojo de 30 a 200 GPM @ 100 P.S.I. y dos botiquines de la firma W.S. Darley, que permiten la atención primaria hasta para 25 pacientes con lesiones menores.

En relación con la renovación de equipos de protección personal, se adquirió una importante cantidad de esclavinas Majestic Fire Apparel tipo PAC I, fabricada en Ultra CarbonKgniht, material con excelentes cualidades protectivas y que complementa el uso obligatorio de uniformes normados y equipos de respiración autocontenida en emergencias estructurales y que cumple (e incluso, excede) lo dispuesto en la norma NFPA 1971-2007 y los estándares CAL/OSHA. Estas esclavinas vienen a reemplazar las antiguas esclavinas (de procedencia estadounidense e inglesa) en uso por parte de los voluntarios de la Compañía.

Finalmente, se entregó a los voluntarios los cinturones de trabajo que se empleara junto con el equipo de protección personal en emergencias estructurales.

Esta actividad, encabezada por nuestro Capitán Leonardo Caselli, fue dirigida por el Teniente Tercero Javier Cerna, con la colaboración del Voluntario Activo Mauricio Riffo y conteo con la asistencia de un importante número de Voluntarios Activos.

La segunda Academia, desarrollada el viernes 18 de febrero y encabezada por el Teniente Segundo Gianni Muzio, se centró en el repaso de algunas de las características y prestaciones de la Unidad Forestal “Chile”, considerando que es su primera Temporada Forestal al servicio de la Compañía y que en sus cualidades difiere mucho de la antigua Unidad Forestal con la que contamos como Compañía. Tras la exposición se genero un ameno debate, del cual obtuvimos importantes conclusiones, las que por cierto, benefician el buen servicio de la Sesta y, por cierto, a la comunidad porteña.

Por Mauricio Riffo.
Visita: www.sesta.cl